La prima cosa che si fa rientrando, di sera,  in casa è accendere la luce.
        Dal lontano 1880, anno in cui fu illuminata artificialmente la prima abitazione privata, la lampadina ne ha fatta di strada, illuminando le nostre notti e anche le nostre giornate, cambiando il volto delle nostre città, modificando radicalmente abitudini e bisogni. Per noi è difficile rendersene conto, ma il mondo dei nostri avi era un mondo piuttosto buio. Oggi, invece, circa l’80% di tutta l’energia elettrica che consumiamo nelle nostre case serve ad illuminare.   


L'illuminazione degli interni




Premesso quanto innanzi detto, i parametri generali che caratterizzano una lampada sono:

  • Potenza espressa in Watt (W). Fornisce un’idea immediata della quantità di energia elettrica consumata dalla lampada nell’unità di tempo.
  • Flusso luminoso espresso in Lumen (lm). Esprime la quantità di energia luminosa emessa dalla lampada nell’unità di tempo.
  • Illuminamento espresso in Lux (lx). Indica la quantità di flusso luminoso che colpisce una unità di superficie. Un Lumen su un’area di 1mq corrisponde a 1Lux.
  • Intensità luminosa espressa in Candele (cd). Indica l’intensità della luce irradiata da una lampada in una determinata direzione. Tecnicamente, la Candela è definita come "l’intensità luminosa, lungo una certa direzione, di una sorgente che emette una radiazione monocromatica alla frequenza di 540 x 10 elev. 12 Hz e che ha un’intensità raggiante nella direzione considerata di 1/683 W/sr". Tipicamente, una lampadina da 100w equivale a 110cd.
  • Durata espressa in ore indica il numero di ore di funzionamento dopo il quale, in un determinato lotto di lampade e in ben definite condizioni di prova, il 50% delle lampade cessa di funzionare.
  • Temperatura di colore espressa in gradi Kelvin (°K). Indica la tonalità della luce emessa da una lampada. In commercio troviamo lampade con diverse tonalità di bianco, “calda“ con sfumature tendenti al giallo, “neutra“, e “fredda“ con sfumature tendenti all’azzurro.
  • Indice di resa cromatica (Ra). Varia tra 0 e 100, e indica in che misura i colori percepiti sotto un’illuminazione artificiale si accostino ai colori reali. Quanto più tale indice si avvicina a 100 tanto più la sorgente luminosa consente l’apprezzamento delle sfumature di colore.
  • Efficienza luminosa (lm/W). Dà un’idea della quantità di energia elettrica assorbita trasformata in luce. Rappresenta il rapporto tra il flusso luminoso emesso dalla lampada (espresso in Lumen) e la potenza elettrica che l’alimenta (espressa in Watt). Viene indicata con il simbolo lm/W. È un parametro molto importante ai fini della scelta della sorgente luminosa più adatta a risparmiare energia.
  • Rendimento ottico: è il rapporto tra il flusso luminoso emesso dall'apparecchio ed il flusso luminoso emesso dalla sorgente in esso installata. Si indica con la lettera greca "eta"
Caratteristiche dei diversi tipi di lampade

        Di seguito si elencano le caratteristiche delle tipologie di lampade maggiormente diffuse per illuminazioni interna di ambienti domestici. Si precisa che NON sono state, quindi, analizzate le lampade utilizzate principalmente per illuminazione di esterni (lampade ai vapori di sodio o di mercurio B.P. o A.P., lampade agli alogenuri metallici, lampade ad induzione...), le lampade speciali (lampada di wood, lampada IR, lampade per acquari e processi biologici, lampade germicida e per applicazioni medicali...).
Lampade a incandescenza

        Tra le lampade a incandescenza troviamo sia le “tradizionali lampadine” che le “lampade alogene”. Entrambe generano la luce per effetto termico, secondo il principio per cui un corpo riscaldato ad alta temperatura e portato all’incandescenza emette radiazioni luminose.
        Le lampade ad incandescenza tradizionali sono ancora le più diffuse nelle nostre case. Sono costituite da un bulbo in vetro dal quale viene tolta l’aria e sostituita con un gas inerte, generalmente Argon con piccole quantità di Azoto; al suo interno, un filamento di Tungsteno attraversato dalla corrente elettrica diventa incandescente ed emette una certa quantità di luce.

        Possono avere varie forme, a goccia, a pera, a sfera, a tubolare, ad oliva, a tortiglione, ecc., e possono essere realizzate in diverse finiture: chiare, smerigliate, opalizzate, colorate, a riflettore incorporato. Le lampade più comuni hanno l’attacco o virola a vite del tipo “Edison”,che viene indicato con la lettera E seguita dalla misura in millimetri del diametro e, talvolta, dalla lunghezza dell’attacco stesso.
        Le lampade di potenza inferiore a 300W sono munite di attacco a vite tipo E27; quelle di potenza molto modesta hanno l’attacco tipo E14 (denominato anche Mignon); le lampade di potenza superiore ai 300W hanno un attacco a vite tipo E40 (denominato Golia).

        Le lampade ad incandescenza “tradizionali” sono caratterizzate da un’efficienza luminosa piuttosto modesta (circa 10-15 lumen/watt) e da una durata di vita di circa 1.000 ore.
        Queste lampade forniscono istantaneamente il flusso luminoso e, se spente, si riaccendono immediatamente.
        Con l’invecchiamento emettono sempre meno luce, pur consumando sempre la stessa quantità di energia, in quanto il tungsteno evapora dal filamento e si deposita in forma di strato scuro sulla parete interna del bulbo di vetro.
        Il flusso luminoso da esse emesso può essere graduato con appositi “variatori”.
        Sono direttamente collegabili alla rete di alimentazione senza l’impiego né di reattori, né di starter.
        Emettono luce di tonalità “calda” e l’indice di resa cromatica (capacità di distinguere agevolmente i colori) ha il valore massimo: 100. Ciò contribuisce al “comfort” visivo tipico di queste lampade.

        Sono le più economiche al momento dell’acquisto, ma le più costose per quello che riguarda i consumi.
        Non contengono sostanze tossiche e pericolose per cui possono essere smaltite tra i rifiuti indifferenziati.
        Lampade ad incandescenza "alogene". Sono lampade introdotte intorno al 1950 per superare i limiti delle tradizionali lampade a incandescenza, cioè la bassa efficienza e la breve durata di vita.
        I limiti iniziali di queste lampade, cioè l’emissione di raggi ultravioletti e l’eccessivo riscaldamento della lampada, sono stati superati. Il primo ponendo davanti alla lampada una lastra di vetro e il secondo con la costruzione di speciali lampade, alogene dicroiche, dotate di uno schermo posteriore che riflette solamente la luce visibile lasciando disperdere i raggi infrarossi.
        Queste lampade venivano impiegate soprattutto nelle vetrine e nei negozi, nelle mostre e nei musei, ma oggi, specialmente le alogene dicroiche e le alogene IRC a risparmio di energia sono un’ottima soluzione
per illuminare tavoli da lavoro e studio.
        Le lampade alogene sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze. È possibile suddividerle in due grandi famiglie:

a bassissima tensione
a tensione di rete
        Le lampade a bassissima tensione (i faretti) da 6-12-24V, richiedono un trasformatore per il collegamento alla rete di 230V. Ne esistono di due tipi, le capsule senza riflettore adatte per apparecchi di illuminazione di dimensioni molto ridotte e per realizzare un’illuminazione di atmosfera tipo i soffitti “a cielo stellato”, e le lampade con riflettore.
        Le lampade a basso voltaggio sono disponibili anche nella versione IRC (infrared coating) a risparmio di energia. Queste lampade hanno una vita che va dalle 4.000 alle 5.000 ore, quasi il doppio delle lampade
alogene convenzionali.
        Le lampade a tensione di rete possono essere installate direttamente senza l’impiego di trasformatori. Sono disponibili in varie potenze nei modelli con attacco a vite tipo Edison, che possono essere usate in sostituzione delle tradizionali lampade ad incandescenza; lineari con doppio attacco, che devono essere usate in apparecchi di illuminazione dotati di vetro frontale; e con riflettore.
        Le lampade alogene hanno una efficienza luminosa (circa 15-25 lumen/watt) che è quasi il doppio di quelle tradizionali.
        Durano il doppio di quelle tradizionali (la durata media è di circa 2.000 ore); quelle di ultima generazione (IRC) durano più di 4000 ore.
        Il decadimento del flusso luminoso in funzione delle ore di vita è praticamente trascurabile e non si ha annerimento del bulbo.
        Emettono luce “bianca” con una eccellente resa dei colori.
        E possibile regolare il flusso luminoso impiegando un semplice variatore.
        Quelle a bassa tensione hanno bisogno di un trasformatore per funzionare.
        Hanno dimensioni molto ridotte e sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze.
        Sono consigliate dove serve illuminazione localizzata e decorativa, immediata disponibilità di luce, utilizzo discontinuo e accensioni e spegnimenti frequenti.
        Non contengono sostanze tossiche e pericolose per cui possono essere smaltite tra i rifiuti indifferenziati.
        Le lampade alogene IRC o a risparmio di energia sono lampade a bassa tensione, per cui hanno bisogno di un trasformatore per funzionare. La sigla IRC sta per Infrared coating che significa che hanno un riflettore che riporta parte del calore sul bulbo stesso, quindi richiedono meno energia per avere il bulbo alla temperatura ideale di funzionamento. Se confrontate con le alogene tradizionali consumano meno energia, disperdono meno calore, durano di più, hanno un flusso luminoso maggiore e costante nel tempo. Le alogene a risparmio energetico sostituiscono le incandescenti tradizionali dove serve luce localizzata, riaccensioni frequenti, utilizzo discontinuo, immediata disponibilità di luce.
Le lampade fluorescenti

        Appartengono alla famiglia delle lampade a scarica in gas come le lampade ai vapori di mercurio, le lampade ai vapori di sodio e le lampade ai vapori di alogenuri che però sono scarsamente utilizzate in ambito domestico.

        Le lampade fluorescenti sono costituite da un tubo di vetro rivestito internamente da uno strato di speciali polveri fluorescenti, che contiene vapore di mercurio a bassa pressione. In corrispondenza delle estremità vi sono due elettrodi che al passaggio della corrente generano una scarica a cui è associata l’emissione di radiazioni luminose.
         Per alimentare queste lampade è necessario utilizzare un “reattore”, che serve a limitare il valore della corrente. Se il reattore è del tipo “tradizionale” occorre anche uno “starter”, che serve a preriscaldare gli elettrodi per favorire l’accensione, se invece è del tipo “elettronico” lo starter non serve.

                Queste lampade hanno un’elevata efficienza luminosa e una lunga durata di vita.
        Possiamo suddividere le lampade fluorescenti in:

lampade fluorescenti tubolari
lampade fluorescenti compatte, integrate e non

        Queste lampade differiscono tra loro per tipo di reattore utilizzato, per prestazioni e per dimensioni.
        Le lampade fluorescenti tubolari. Conosciute anche come “neon”, possono essere lineari o circolari. I diametri più adottati sono di 16mm, chiamate T5, e 26mm, chiamate T8. Le caratteristiche della luce emessa dalla lampada sono determinate dalla polvere fluorescente che riveste la parete interna del tubo. Le polveri fluorescenti più impiegate sono:
- le polveri “standard”. Le lampade rivestite con questo tipo di polveri sono le più economiche ma “falsano” i colori e li rendono sgradevoli. Queste lampade non sono adatte per l’illuminazione domestica, di uffici, di negozi ecc.., ma vengono impiegate nelle industrie.
- e polveri “trifosforo”, che sono le più impiegate, consentono di ottenere una tonalità di luce simile a quella delle lampade ad incandescenza e hanno un’elevata efficienza luminosa.
- le polveri “pentafosforo” che conferiscono alla lampada un indice di resa cromatica elevatissimo, uguale o superiore a 95, ma un’efficienza luminosa molto inferiore rispetto alle lampade rivestite con polveri del tipo trifosforo.
        Le lampade fluorescenti tubolari hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 120lm/W, che è da 4 a 10 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza.
        Hanno una lunga durata di vita, circa 10.000 ore, che è circa 10 volte maggiore delle lampade ad incandescenza. Ma attenzione, accensioni e spegnimenti molto frequenti, con intervalli inferiori ai 15 minuti, riducono sensibilmente il tempo di vita di queste lampade.

        Sono disponibili in diverse tonalità di luce, e la qualità della luce prodotta è molto buona, hanno una resa cromatica superiore a 80.
        Si accendono immediatamente o quasi immediatamente.
        Non possono essere collegate direttamente alla rete di alimentazione ma hanno bisogno di un reattore e in alcuni casi di uno starter. Se il reattore è del tipo elettronico, che è più efficiente di quello tradizionale, le lampade durano di più e hanno un’efficienza maggiore.

        Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti.
        Il flusso luminoso è regolabile da 10 a 100% utilizzando un particolare reattore elettronico detto “dimming”.

        Vanno smaltite consegnandole agli impianti comunali di raccolta differenziata o ad aziende autorizzate, in quanto contengono piccole quantità di mercurio.
        Le lampade fluorescenti compatte. Conosciute come “lampade a risparmio di energia” hanno dimensioni e tonalità di luce simili a quelle delle lampade ad incandescenza, ma un’efficienza luminosa e da una durata di vita notevolmente superiori.
        Esistono nella versione con reattore integrato e non integrato all’interno della lampada. Il reattore può essere del tipo convenzionale o elettronico che è più efficiente. Le lampade fluorescenti compatte con reattore integrato possono sostituire direttamente le lampade ad incandescenza in quanto sono fornite di attacco a vite tipo Edison E27 o attacco Mignon E14.
        Le lampade fluorescenti compatte hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 75lm/W, che è da 4 a 7 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza.
        Hanno una lunga durata di vita, circa 10.000 ore, che è circa 10 volte maggiore delle lampade ad incandescenza. Ma attenzione, accensioni e spegnimenti molto frequenti, con intervalli inferiori ai 15 minuti, riducono sensibilmente il tempo di vita di queste lampade.
        Sono disponibili in diverse tonalità di luce, e la qualità della luce prodotta è molto buona, hanno una resa cromatica superiore a 80.
        Si accendono immediatamente o quasi immediatamente.
        Esistono nella versione con reattore integrato e non integrato all’interno della lampada. Se il reattore è del tipo elettronico, che è più efficiente di quello tradizionale, le lampade durano di più e hanno un’efficienza maggiore.
        Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti.
        Il flusso luminoso non è regolabile.
        Vanno smaltite consegnandole agli impianti comunali di raccolta differenziata o ad aziende autorizzate, in quanto contengono piccole quantità di mercurio.
I LED

        I LED, Light Emitting Diodes, ovvero “diodi che emettono luce” sono costituiti da materiali semiconduttori, come l’arseniuro di gallio, il fosfuro di gallio, il carburo di silicio e il nitruro di gallio e indio, che quando sono attraversati da corrente elettrica emettono energia luminosa.

        Il primo LED è stato sviluppato nel 1962. Da diversi anni sono impiegati nell’elettronica (nei telecomandi, nei segnalatori di stand-by, ecc.).
        Oggi i LED si stanno diffondendo anche nei semafori e nelle luci di posizione e stop delle automobili, nei display di informazione e nell’illuminazione decorativa di piazze, palazzi e monumenti, e in commercio iniziano a trovarsi anche lampade a LED per uso domestico.
        I LED consentono di risparmiare, a parità di luce emessa, fino all’80% di energia elettrica rispetto a una normale lampada a incandescenza.
        Hanno una durata di vita estremamente lunga, da 50.000 a oltre 100.000 ore, contro le 1.000 di una lampadina ad incandescenza e le 10.000 di una lampada a fluorescenza.
        Hanno bassi costi di manutenzione, in quanto una lampada a LED continua a funzionare anche nel caso in cui uno o più elementi si danneggiano.
        I più comuni emettono luce rossa, arancio, verde e blu con colori saturi. Dalla loro combinazione è possibile creare le sfumature di colore volute. La luce bianca viene ottenuta rivestendo di giallo un LED blu.
        Ne esistono modelli che possono sostituire direttamente le lampade a incandescenza sugli impianti esistenti, e modelli che funzionano a bassissima tensione, da 12VDC a 48VDC.
        Hanno dimensioni drasticamente ridotte che aprono nuovi orizzonti al design.
        Non riscaldano.
        Si accendono immediatamente.
        L’assenza di mercurio e piombo ne consente lo smaltimento tra i rifiuti indifferenziati.
        Per ridurre i consumi di energia bisogna scegliere la lampada giusta per ogni esigenza. Si evidenza che da settembre 2012, l'Unione Europea ha di fatto proibito la vendita delle lampade ad incandescenza all'uopo di favorire la distribuzione di lampade a minor dispersione energetica (p.es. i led)
Dove e come illuminare

        Abbiamo già sottolineato l’importanza di adattare l’illuminazione alle diverse esigenze evitando gli errori più frequenti: cioè una quantità di luce insufficiente allo svolgimento di determinate attività come cucinare, leggere, cucire ecc. e una errata distribuzione delle fonti luminose che lasciano fastidiose zone d’ombra o che provocano abbagliamento.

        La quantità di luce necessaria in un ambiente cambia a seconda delle funzioni a cui è esso è destinato. In generale, la soluzione migliore consiste nel creare una luce soffusa in tutto l’ambiente e intervenire con fonti luminose più intense nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare.

        Di seguito riportiamo i livelli di illuminamento consigliati per una corretta progettazione dell’impianto di illuminazione negli ambienti domestici. Le sorgenti luminose consigliate dovranno avere temperatura di colore compresa tra 2000°K e 4000°K e un indice di resa cromatica RA>90.
Alcuni consigli

        Innanzitutto, se vogliamo aumentare la luminosità e diminuire i consumi della luce artificiale, le pareti degli ambienti devono essere tinteggiate con colori chiari.

        Il lampadario centrale può fornire l’illuminazione “generale”, ma è necessaria un’illuminazione “localizzata” più intensa nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare. Il lampadario provvisto di molte lampade non è una soluzione vantaggiosa in termini energetici: una lampada ad incandescenza da 100 Watt fornisce la stessa illuminazione di 6 lampadine da 25 Watt, ma queste ultime consumano il 50% in più di energia elettrica. Conviene scegliere un lampadario centrale con una lampada sola, oppure, nel caso di un interruttore doppio se ne può installare uno a due lampade, una di potenza inferiore e una di potenza maggiore.

        Sculture e particolari oggetti possono essere illuminati o da un solo lato per avere un gioco d’ombre o da più punti per dare volume all’oggetto. L’illuminazione più idonea è quella data dalle lampadine alogene a bassissima tensione con riflettore dicroico in quanto consentono di dirigere la luce con grande precisione.

        Per i quadri l’illuminazione deve essere uniforme e può essere realizzata attraverso un tubo fluorescente che, oltre a consumare poca energia, riesce a valorizzare i colori degli oggetti che illumina come una lampadina ad incandescenza. Attenzione alla posizione, in modo che la sorgente non si ‘rifletta’ sul quadro o sul suo vetro o non finisca nel campo visivo dell’osservatore.

        Il televisore non va mai guardato al buio. Il televisore accesso all’interno di una stanza buia può provocare disturbi alla vista. Accendere una lampada a basso consumo all’interno della stanza è la soluzione ideale.

        Per leggere seduti sul divano, una persona di 60 anni ha bisogno di una quantità di luce sei volte superiore a quella necessaria ad un giovane di 20 anni. È quindi utile mettere a fianco del divano una lampada da terra con variatore di luce (dimmer).

        Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo. Le lampadine a basso consumo sono l’ideale se la zona rimane illuminata per lunghi periodi, almeno dalle due alle tre ore consecutive.

        In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura da utilizzare solo dove e quando servono. Qui le lampade ad incandescenza possono essere sostituite dai tubi fluorescenti o dalle lampade alogene a bassissima tensione.

        In camera da letto, oltre all’illuminazione generale che può essere realizzata attraverso un lampadario, una piantana o applique murali, bisogna illuminare anche il comodino e l’eventuale scrivania presente.

        Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio orientabile, meglio se funzionanti con lampade alogene a bassissima tensione. La lampada deve essere posta circa 60cm al di sopra del piano di lavoro per evitare zone d’ombra e posizionata dal lato opposto della mano che scrive.

        Sui comodini servono invece lampade che consentano la lettura e che nello stesso tempo non disturbino un’eventuale altra persona che magari sta dormendo. La soluzione ideale è una lampada con fascio luminoso orientabile, del tipo quelle per le scrivanie. Un suggerimento: in camera da letto è utile prevedere un interruttore posto sopra il letto per lo spegnimento delle luci.

        Nei bagni sono sufficienti plafoniere o faretti a soffitto per l’illuminazione generale e appliques ad accensione separata, montati ai lati dello specchio e orientati verso il basso in direzione del viso, attenzione anche qui all’abbagliamento. Essendo il bagno un ambiente che richiede un’illuminazione istantanea e per breve tempo le lampade più adatte sono le alogene.

        Per i corridoi e le scale applique e plafoniere sono una valida soluzione. In questi locali è raro che la luce rimanga accesa per molte ore, mentre sono frequenti le accensioni e gli spegnimenti. È quindi opportuno orientarsi verso le lampade alogene. In questi luoghi è consigliabile l’impiego di interruttori a tempo, che si spengono automaticamente dopo un periodo prestabilito di tempo.

        Anche a livello condominiale si può risparmiare energia elettrica. Scale, cantine, garage sono locali dove la luce rimane accesa per lungo tempo: conviene utilizzare lampade fluorescenti e installare un interruttore a tempo regolato secondo le esigenze degli inquilini, che spegne la luce dopo un certo periodo. Il costo è molto contenuto ed il risparmio che ne deriva molto elevato.
        Per illuminare ingressi e scale esterne, visto che per ragioni di sicurezza restano illuminati tutta la notte, l’ideale è l’uso di lampadine a basso consumo come le fluorescenti comandate da una fotocellula che ne regola l’accensione e lo spegnimento al variare dell’illuminazione solare. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.
        Per illuminare giardini e vialetti conviene utilizzare apparecchi dotati di riflettore, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve. Essendo luoghi che spesso vengono illuminati tutta la notte, è consigliabile usare lampade a basso consumo come le fluorescenti, magari comandate da una fotocellula. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.
Sicurezza, Risparmio, Rispetto dell'ambiente

La sicurezza.

        Al momento dell’acquisto è bene accertarsi che la lampada sia prodotta in conformità con le norme di legge in materia di sicurezza. Deve avere il marchio IMQ o ENEC. In assenza di questi marchi è bene accertarsi che la lampada sia conforme alle norme europee della serie EN 60 598 sulla sicurezza elettrica.
        Il marchio di qualità può trovarsi sulla confezione, su un’etichetta verde applicata all’apparecchio o sulla targhetta delle caratteristiche tecniche, oppure, stampato sull’involucro.


Il risparmio
        Oggi è più facile scegliere i prodotti che consumano meno in quanto le informazioni sono più chiare ed in evidenza. Infatti dal 2002 una direttiva dell’Unione Europea ha reso obbligatorio esporre anche sulle lampade l’“etichetta energetica”, che indica l’efficienza energetica della lampada, il flusso luminoso, la potenza e la durata media di vita.

        L’etichetta energetica delle lampadine per uso domestico è disponibile in due versioni: a colori e in bianco e nero. Deve essere stampata sugli imballaggi, ma dove ciò non è possibile può essere attaccata alla lampada o all’imballaggio stesso.
        L’etichetta è divisa in due settori, il primo riporta le classi di efficienza energetica. Una serie di frecce di lunghezza crescente e colore diverso, associate alle lettere dalla A alla G, permettono di confrontare i consumi delle diverse lampade.

        La lettera A indica consumi minori. Le lettere dalla B in poi indicano consumi via via maggiori. La lettera distintiva della classe deve trovarsi all’altezza della freccia corrispondente. Ricordiamo che le lampade fluorescenti sono in classe A o B, le lampade alogene prevalentemente in classe D, le comuni lampade ad incandescenza sono in classe E o F, mentre alcune lampadine speciali e decorative in classe G.

        Nel secondo settore sono indicati il flusso luminoso espresso in Lumen, la potenza della lampada espressa in Watt e la durata media nominale di vita espressa in ore.
Il rispetto dell'ambiente

        Un altro marchio significativo per il consumatore attento è l’Eco-label (ecoetichetta), un marchio europeo che indica che il prodotto ha un basso impatto sull’ambiente nelle diverse fasi di produzione, utilizzo e smaltimento. Ha per simbolo la margherita con le stelle come petali e la “E” di Europa al centro.
L'inquinamento luminoso

        Accendere una lampadina significa consumare energia elettrica. E, come sappiamo, l’energia elettrica viene prodotta soprattutto bruciando petrolio, carbone e gas naturale con emissione nell’atmosfera di gas inquinanti che danneggiano l’ambiente.

        Non dobbiamo però dimenticare che esiste un’altra forma di inquinamento ambientale causato dall’illuminazione, l’inquinamento luminoso. Questa forma di inquinamento si verifica di notte, quando, accendendo le luci, immettiamo nell’ambiente esterno una quantità di luce superiore a quella naturale. Questo succede soprattutto se l’apparecchio di illuminazione disperde luce al di fuori della zona che dovrebbe illuminare, causando anche un notevole spreco di energia elettrica. Un lampione a globo disperde nel cielo oltre il 30% della luce emessa dalla lampada.

        Quindi, quando dobbiamo progettare l’illuminazione di un giardino conviene scegliere apparecchi dotati di riflettore, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve.


fonte: enea.it
        Sculture e particolari oggetti possono essere illuminati o da un solo lato per avere un gioco d’ombre o da più punti per dare volume all’oggetto. L’illuminazione più idonea è quella data dalle lampadine alogene a bassissima tensione con riflettore dicroico in quanto consentono di dirigere la luce con grande precisione.

        Per i quadri l’illuminazione deve essere uniforme e può essere realizzata attraverso un tubo fluorescente che, oltre a consumare poca energia, riesce a valorizzare i colori degli oggetti che illumina come una lampadina ad incandescenza. Attenzione alla posizione, in modo che la sorgente non si ‘rifletta’ sul quadro o sul suo vetro o non finisca nel campo visivo dell’osservatore.

        Il televisore non va mai guardato al buio. Il televisore accesso all’interno di una stanza buia può provocare disturbi alla vista. Accendere una lampada a basso consumo all’interno della stanza è la soluzione ideale.
        Per leggere seduti sul divano, una persona di 60 anni ha bisogno di una quantità di luce sei volte superiore a quella necessaria ad un giovane di 20 anni. È quindi utile mettere a fianco del divano una lampada da terra con variatore di luce (dimmer).

        Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo. Le lampadine a basso consumo sono l’ideale se la zona rimane illuminata per lunghi periodi, almeno dalle due alle tre ore consecutive.

        In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura da utilizzare solo dove e quando servono. Qui le lampade ad incandescenza possono essere sostituite dai tubi fluorescenti o dalle lampade alogene a bassissima tensione.
        In camera da letto, oltre all’illuminazione generale che può essere realizzata attraverso un lampadario, una piantana o applique murali, bisogna illuminare anche il comodino e l’eventuale scrivania presente.

        Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio orientabile, meglio se funzionanti con lampade alogene a bassissima tensione. La lampada deve essere posta circa 60cm al di sopra del piano di lavoro per evitare zone d’ombra e posizionata dal lato opposto della mano che scrive.

        Sui comodini servono invece lampade che consentano la lettura e che nello stesso tempo non disturbino un’eventuale altra persona che magari sta dormendo. La soluzione ideale è una lampada con fascio luminoso orientabile, del tipo quelle per le scrivanie. Un suggerimento: in camera da letto è utile prevedere un interruttore posto sopra il letto per lo spegnimento delle luci.
        Nei bagni sono sufficienti plafoniere o faretti a soffitto per l’illuminazione generale e appliques ad accensione separata, montati ai lati dello specchio e orientati verso il basso in direzione del viso, attenzione anche qui all’abbagliamento. Essendo il bagno un ambiente che richiede un’illuminazione istantanea e per breve tempo le lampade più adatte sono le alogene.

        Per i corridoi e le scale applique e plafoniere sono una valida soluzione. In questi locali è raro che la luce rimanga accesa per molte ore, mentre sono frequenti le accensioni e gli spegnimenti. È quindi opportuno orientarsi verso le lampade alogene. In questi luoghi è consigliabile l’impiego di interruttori a tempo, che si spengono automaticamente dopo un periodo prestabilito di tempo.
        Anche a livello condominiale si può risparmiare energia elettrica. Scale, cantine, garage sono locali dove la luce rimane accesa per lungo tempo: conviene utilizzare lampade fluorescenti e installare un interruttore a tempo regolato secondo le esigenze degli inquilini, che spegne la luce dopo un certo periodo. Il costo è molto contenuto ed il risparmio che ne deriva molto elevato.
        Per illuminare ingressi e scale esterne, visto che per ragioni di sicurezza restano illuminati tutta la notte, l’ideale è l’uso di lampadine a basso consumo come le fluorescenti comandate da una fotocellula che ne regola l’accensione e lo spegnimento al variare dell’illuminazione solare. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.
        Per illuminare giardini e vialetti conviene utilizzare apparecchi dotati di riflettore, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve. Essendo luoghi che spesso vengono illuminati tutta la notte, è consigliabile usare lampade a basso consumo come le fluorescenti, magari comandate da una fotocellula. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.
Brevi cenni sulle grandezze fotometriche

        La quantità di dettagli che l’occhio può percepire nell’osservare una scena è strettamente legata alla quantità di luce disponibile. Per valutare oggettivamente la disponibilità di luce, è necessario introdurre delle grandezze quantitative atte a caratterizzare gli effetti visivi prodotti da una radiazione elettromagnetica. Tali grandezze sono dette "fotometriche" e vengono definite in base alle corrispondenti grandezze "radiometriche", ossia relative all’Energia Raggiante in un qualsiasi campo di lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico.

        La fotometria si occupa della misura della "potenza raggiante media" con riferimento al comportamento del senso della vista. Le grandezze fotometriche sono:

  • Energia Raggiante Qe: è la quantità di luce totale associata alla radiazione elettromagnetica [lm*s] (lumen*sec)
  • Flusso Radiante Φe: è il flusso luminoso, ovvero l’energia radiante nell’unità di tempo Φ [lm] (lumen)
  • Flusso Radiante Specifico Φe, λ: è il flusso luminoso relativo ad un intervallo infinitesimo di lunghezze d’onda, centrato intorno alla lunghezza d’onda λ Φeλ [lm/nm] (lumen/nanometri)

        L’occhio può essere considerato come un rivelatore di energia raggiante con speciali proprietà selettive rispetto alla lunghezza d’onda della radiazione.

        L’intensità della luce percepita è quella qualità della sensazione visiva che corrisponde a giudizi del tipo “… questa luce è troppo forte…” o “… quella luce è debole …”. Questa qualità importante dell’esperienza visiva è indicata con il termine “Luminosità”
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        Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni, dove serve un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Se usate correttamente, in sostituzione delle tradizionali lampade ad incandescenza, consentono di ridurre fino al 70% i consumi di energia elettrica.
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