7. Zone rossa e gialla del Vesuvio
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Il Vesuvio è situato a meno di 12km a sud-est della città di Napoli e a circa 10km da Pompei, in un’area popolata sin dall’antichità. Questo ha permesso di raccogliere numerose testimonianze sulla sua attività, rendendolo uno dei vulcani più conosciuti al mondo. L’eruzione di gran lunga più famosa è quella del 79 d.C. che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia. Il complesso vulcanico del Somma-Vesuvio è composto da un edificio più antico, il Somma, caratterizzato da una caldera, e da un cono più giovane, il Vesuvio, cresciuto all’interno della caldera dopo l’eruzione di Pompei del 79 d.C..
Nel 2014, dopo un lungo percorso di studio e analisi, si è arrivati all’individuazione della nuova zona rossa, cioè l’area per cui l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione. Contestualmente sono stati ridefiniti anche i gemellaggi con le Regioni e le Province Autonome che ospiteranno le persone evacuate. Nel 2015 è stata approvata anche la nuova zona gialla cioè l’area esterna alla zona rossa esposta alla significativa ricaduta di cenere vulcanica e di materiali piroclastici. Il piano per l’allontanamento della popolazione della zona rossa è stato completato nel 2016 dalla Regione Campania, con il supporto di ACaMIR - Agenzia Campana Mobilità Infrastrutture e Reti.
La zona rossa e la zona gialla sono state individuate dal Dipartimento della protezione civile, sulla base delle indicazioni della Comunità scientifica, e in raccordo con la Regione Campania. Il punto di partenza per l’aggiornamento di queste aree è stato il documento elaborato dal gruppo di lavoro “Scenari e livelli d’allerta” della Commissione Nazionale, istituita nel 2003 per provvedere all’aggiornamento de Piani nazionali di emergenza per l’area vesuviana e flegrea.
La nuova zona rossa, a differenza di quella individuata nel Piano del 2001, comprende oltre a un’area esposta all’invasione di flussi piroclastici (zona rossa 1) anche un’area soggetta ad elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici (zona rossa 2). La ridefinizione di quest’area ha previsto anche il coinvolgimento di alcuni Comuni che hanno potuto indicare, d’intesa con la Regione, quale parte del proprio territorio far ricadere nella zona da evacuare preventivamente. Altri Comuni invece sono stati considerati interamente, sulla base dei loro limiti amministrativi. La nuova zona rossa comprende i territori di 25 comuni delle province di Napoli e di Salerno, ovvero 7 comuni in più rispetto ai 18 previsti dal Piano nazionale di emergenza del 2001.
La direttiva del 14 febbraio 2014 ha individuato anche i gemellaggi tra i Comuni della zona rossa e le Regioni e le Province Autonome che accoglieranno la popolazione evacuata. Inoltre, come previsto dalla stessa direttiva, il 31 marzo 2015 sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le indicazioni operative sulla base delle quali componenti e strutture operative del Servizio Nazionale dovranno aggiornare le rispettive pianificazioni di emergenza per la zona rossa. Queste indicazioni operative sono contenute in un decreto del Capo Dipartimento della protezione civile e sono state elaborate d’intesa con la Regione Campania e sentita la Conferenza Unificata (sede congiunta della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza Stato-Città ed autonomie locali).
Nella nuova zona gialla, ufficializzata con la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16.11.2015 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 13 del 18.01.2016, ricadono 63 Comuni oltre ai quartieri di Barra , San Giovanni e Ponticelli del Comune di Napoli. Tali aree sono intersecate dalla curva di probabilità di superamento del 5% del carico di 300 kg/mq determinato dall’accumulo di ceneri vulcaniche.
La definizione di quest’area cui si è giunti in raccordo con il Dipartimento della Protezione civile, si basa su recenti studi e simulazioni della distribuzione a terra di ceneri vulcaniche prodotte da un’eruzione sub-Pliniana, in funzione della direzione variabile del vento. L’emissione delle ceneri vulcaniche all’inizio dell’eruzione è molto abbondante e, in poche ore, porterebbe ad accumuli considerevoli a 10-15 Km dal vulcano. Spessori di deposito maggiori di 10 cm potrebbero coprire aree a distanza di 20-50 km dal vulcano; ovviamente , l’estensione dell’area esposta alla ricaduta di ceneri dipende dall’altezza della colonna eruttiva e dalla direzione dei venti al momento dell’eruzione.
I Comuni della zona gialla sono stati definiti considerando le statistiche storiche del vento in quota, statistiche che indicano le direzioni est e sud-est come quelle dove il vento spira più giorni all’anno: perciò, nello scenario eruttivo considerato, quest ' area è considerata quella con una probabilità maggiore di essere coinvolta nella ricaduta di ceneri vulcaniche con il possibile conseguente crollo dei tetti. I 63 Comuni interessati dovranno tener conto del problema adeguando la propria pianificazione di emergenza ed identificando le strutture sicure staticamente per un pronto ricovero dei cittadini. La ricaduta delle ceneri vulcaniche, inoltre, potrebbe produrre, a livello locale, anche altre conseguenze (come l’intasamento delle fognature o la difficoltà di circolazione degli automezzi) che possono interessare un’area ancora piùo vasta, esterna alla zona gialla.