Arte dei giardini
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12: I parchi Francesi
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Parco "La Villette" - Parigi
        Come altre capitali d'Europa, Parigi è caratterizzata, a partire dal XVII secolo, dalla presenza di numerosi giardini aristocratici aperti parzialmente al pubblico. Con la sua politica culturale, dà un sostanziale contributo all'evoluzione del giardino pubblico. La città si arricchisce dì spazi a verde e la vita stessa dei parigini si avvale di una metamorfosi sociale dovuta in gran parte ad una società urbana promiscua tra aristocrazia e popolo. Diventa una città laboratorio che propone un modello di vita nuovo ed un'urbanistica che si diffonde velocemente in Europa.
        Anche se non tutti i giardini sono aperti al grande pubblico, come quelli reali e delle comunità religiose, la popolazione può servirsi di percorsi alberati e di aree ombreggiate da alberi che coprono passeggiate campestri. I corsi alberati  vengono realizzati nel cuore della città percorsi per la passeggiata, prima nell'ambito della murazione per poi entrare nel tessuto urbano, prefigurando una delle maggiori caratteristiche della città contemporanea.
        Negli anni '80, per l'esigenza di riqualificare la città costruita, di riempire i vuoti urbani dovuti alla demolizione di interi quartieri o di edifici per la dismissione delle loro funzioni, si assiste alla rinascita del parco pubblico per rivitalizzare i quartieri più degradati della città. Le amministrazioni pubbliche statali e comunali ripropongono il parco pubblico urbano con i suoi caratteri funzionali, estetici e simbolici richiedendo un'identità artistica ai progettisti, la loro creatività, l'invenzione innovativa.
        La rinascita progettuale del Parco Pubblico a Parigi è rappresentata dal parco realizzato nel quartiere de “La Villette” (1982-1998) sulle aree occupate da un mattatoio dismesso nel 1973. Il progetto relazionato alla memoria storica del sito presentava una soluzione "teorica decostruttivista" e la volontà di realizzare un parco dall'identità architettonica. Per raggiungere questo obiettivo Bernard Tschumi, vincitore del concorso internazionale, sovrappone al sito tre sistemi geometrici: quello della circolazione, quello delle superfici ed infine il terzo quello che, sovrapposto ai due precedenti, costituisce il reticolo cartesiano delle "folle", cioè le attrezzature del parco coincidenti con i punti di intersezione di una griglia regolare di 120 metri di lato ben riconoscibili per i materiali metallici ed il colore rosso.
        Tra i giardini tematici del parco de La Villette va ricordato il "Jardin des Bambous" (1986-1987) realizzato da Alexander Chemetoff lungo la "Promenade Cinématique". È un giardino di modeste dimensioni, posto ad una quota sottostante di cinque metri rispetto a quella del piano: uno spazio intercluso che sfugge alle regole geometriche del disegno di Tschumi ed ai grandi spazi collettivi.
        Il giardino è fruibile dall'alto percorrendo i ponti sospesi, dal suo interno per le scale di raccordo delle diverse quote e dai sentieri che attraversano la fitta vegetazione di bambù.
        Il Jardin des Bambous si configura come "un laboratorio, un luogo di studio e di sperimentazione" e si contrappone fortemente con il progetto generale di Tschumi per la scelta della vegetazione e della sua continua ed inarrestabile metamorfosi, per la sua forma volumetrica, per il rapporto tra progetto e luogo.
        Un altro giardino tematico del parco de La Villette è il sito "Jardin du Jardinage" (1986-1987) progettato da Laurence Vacherot e Gilles Vexlard anch'esso lungo la "Promenade Cinématique" ma separato da quello dei bambù da un largo viale rettilineo. Questo giardino si snoda su terrazzamenti paralleli, degradanti verso il basso, attraversati da un percorso che raggiunge le diverse terrazze orizzontali arricchite da vasi di terracotta allineati secondo un disegno geometrico.
Parco "André-Citroën" - Parigi
        Per la realizzazione del parco Citroën venne bandito un concorso internazionale per paesaggisti associati con architetti. Nel 1970 la città di Parigi acquista l'area dalla società Citroën per lo sviluppo di un piano ZAC (Zone d'aménagement concerie) Citroën-Cevennes. Il programma di urbanizzazione comprende un ospedale, uffici, diverse attività tra cui l'edificazione di alloggi, ove il progetto di un parco, di circa 12 ettari, viene a costituire il nucleo del quartiere. Esso viene poi frazionato in tre unità: il parco vero e proprio, disposto perpendicolarmente al fiume, e le due piazze, una nera ed una bianca, racchiuse nel tessuto urbanistico.
        Dopo la chiusura dello stabilimento produttivo nel 1972, la destinazione del luogo rimase imprecisata per alcuni anni, furono abbattute tutte le costruzioni esistenti, così da cancellare ogni testimonianza dell'operoso passato. Il concorso internazionale, bandito nel 1985, premiò ex-aequo due progetti: l'équipe di Provost con Jean Paul Viguier e quella formata da Gilles Clément e da Patrick Berger.
        Le due proposte avevano comuni aspirazioni formali: un grande spazio centrale disegnato ai lati da corsi d'acqua rettilinei, l'apertura verso l'asta fluviale, ma più importante è il fatto che entrambi attribuivano un valore decisivo al ruolo della natura nel definire il carattere del progetto: un'attenzione primaria agli elementi costitutivi del parco.
        I due gruppi di progettisti si erano ispirati alla tradizione dei vasti spazi aperti della capitale posti in ortogonalità alla Senna: Champs-de-Mars, il Jardin du Luxemburg e il Jardin des Plantes. Nonostante alcune affinità positive, il cuore del parco (Vesplanade) delle proposte concorsuali celebrava diverse idee di Natura. Venne così redatto un terzo progetto che, accettate le due proposte vincitrici, cercò di stabilire tra queste un compromesso.
        Fu così che il parco venne successivamente suddiviso in due parti, ognuna delle quali attribuita a un'equipe, con l'obbligo però di lavorare in continua collaborazione. Clément/Berger si dedicarono al giardino bianco e alle due serre, ai giardini seriali e verso la Senna, mentre Viguier/Provost progettarono il giardino nero, ed il vasto parterre centrale. Inoltre il lavoro fu ulteriormente suddiviso per realizzare l'illuminazione, l'arredo, il viadotto e i livellamenti del terreno.
        La regola compositiva e il movimento sono le due idee fondamentali che caratterizzano il parco André-Citroën. La prima stabilisce un rapporto con la dimensione della capitale nell'osservare i modelli di spazi pubblici ortogonali alla Senna, nel recuperare da questi ragioni e proporzioni. Mentre l'idea di un giardino fondato sul movimento non parla di un'alternanza di visioni lungo un percorso come nel passaggio dal giardino classico al giardino romantico, ma invece celebra un movimento legato alla stessa vita dei vegetali, nel senso strettamente biologico del termine: il giardiniere deve seguire, interpretare e orientare i cicli delle piante, variabili sempre in funzione delle specie e delle loro combinazioni.
        Il jardin en mouvement, ridotto di dimensioni e situato a nord-ovest rispetto al progetto di concorso, segue il movimento naturale e i cicli vitali delle piante seminate, scelte per le loro capacità migratorie e di autoriproduzione. Clément trasporta, così, i prati naturali della campagna tra la densa struttura edilizia cittadina.
        I giardini seriali sono articolati a tema: sette stanze, numerate e racchiuse da rampe. La composizione si basa sulla relazione di minerali e colori all'interno di un percorso caratterizzato dalla diversa quantità d'acqua. I giardini seriali divengono un systéme analogique di lettura dello spazio, in relazione al movimento dell'osservatore, basato sulle corrispondenze tra colori, numeri, pianeti e metalli; si rivelano come elementi di una narrazione, ove è "la natura stessa il materiale costitutivo del parco: episodi che il pubblico vuole sentire, toccare e respirare".
Parco "de Bercy" - Parigi
        Nel 1977 compare la decisione di includere un’ area verde nella riqualificazione di una parte ad est della capitale, che potesse fare da contraltare a ciò che si andava concependo ad ovest, ovvero il parco Citroen. La zona scelta come idonea era un’ ex-area stoccaggio vini, attiva alla fine del 1880 ma ormai dismessa da anni. Nel dicembre del 1987 fu aperto il concorso a livello europeo .
        L’area di Bercy possedeva un suo lascito storico dato da tutte le trasformazioni che su di essa si erano succedute nei secoli. Occupata da oltre quattromila anni, come testimoniano importanti reperti neolitici, coperta da boschi cedui sino al 1200, divenne, dal 1600 sino alla Rivoluzione, un privilegiato luogo di villeggiatura lungo il fiume con padiglioni, casini e giardini. Nel 1800 fu investita dal processo di industrializzazione della città, tramutandosi appunto in un comparto per il negozio di vini.
        L’area deve confrontarsi con il nuovo Ministero delle finanze, con l’ex American Center dell’architetto Frank O. Gehry, che accoglie una cinemateca, una biblioteca sui film ed il museo del cinema di Henri Langlois, con il nuovo Palais Omnisport (il POPB) ed infine deve fronteggiare le opere di Dominique Perrault, la Biblioteca Nazionale “Francois Mitterand”.  Il progetto viene, quindi, impostato con lo scopo di creare un luogo della memoria, tenendo conto di tutte le tracce che del passato dell’area sono rimaste.
        Il disegno si presenta come un rettangolo di 13,5 ha con il lato lungo parallelo alla Senna, riempito per sovrapposizione di livelli: una trama viaria che ricalca il tracciato di tutte le vecchie strade fino alle rotaie dei carrelli per il trasporto dei vini, cui si soprammette un nuovo reticolo, perpendicolare al fiume, ottenendo una maglia ortogonale di 45 m di lato fatta di viali in pietra lievemente sopraelevati rispetto alla quota e larghi 2,5 m; un sistema a verde dove sono integrati i numerosi alberi centenari; un apparato di padiglioni e servizi, in cui gli elementi nuovi sono fiancheggiati da tre edifici del 1800 recuperati e trasformati.
        Il parco è definito da tre ambiti principali ( i “Grandes Pelouses”, i parterres, il “Jardin romantique”) ed ha 1 composizione planimetrica molto regolare che viene volutamente negata dallo stile pittoresco che anima manufatti e rappresentazioni del verde.
        Su tutto il lungo fiume corre un muro terrazza, alto otto metri, dove sono raccolti i locali logistici del parco, come ad esempio gli ingressi al parcheggio sotterraneo, rimarcato da una doppia piantata di tigli. La struttura, su cui per tutta la lunghezza è possibile la passeggiata in quota, belvedere sia della Senna sia del giardino, costituisce uno schermo al traffico ed al rumore e definisce un buon rapporto di skyline.
        I “Grandes Pelouses”, i grandi prati, sono uno spazio di testa costituito da tappeti d’erba attraversati da viali e punteggiati da alberi e gazebo. I parterres sono il cuore del parco, una scacchiera di nove giardini a tema, omaggio alle trasformazioni stratificate di Bercy. Il “Jardin romantique” è l’altro spazio di testa, il cui nome indica i tipi paesaggistici introdotti, tutti fedeli a quello stile; infatti vi troviamo un laghetto circondato da grotte, rovine e soprattutto acqua in diverse forme.
        Il parco è diviso in due dalla rue Joseph-Kessel e le parti sono collegate con passaggi sotterranei ed aerei. Su questo settore si appoggia una sequenza di depositi preesistenti restaurati ed adattati ad enoteche, ristoranti ed altro.
        L’apparato verde di Bercy è piuttosto per quantità e varietà: gli alberi centenari conservati sono duecento, per lo più platani ed ippocastani, ed a questi sono affiancati oltre milleduecento nuovi alberi ed un numero esorbitante di arbusti e piante da fiori.
        Gli alberi e l’incredibile profusione di fiori accomunano Bercy al linguaggio tradizionale dei giardini d’impianto ottocentesco mescolato con un lessico architettonico e funzionale di gusto contemporaneo.
        Autore : Arch. Pojero Tullio
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