Manuale di Primo Soccorso
6: Gli Agenti Biologici e le Vaccinazioni
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        L’organismo umano può andare incontro a processi infiammatori di maggiore o minore gravità a seconda di alcune caratteristiche relative a:

  1. agente infettante,
  2. organo interessato,
  3. condizioni generali del soggetto, etc.

        Gli agenti biologici più noti sono:
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       Batteri: possono avere forme (a bastoncino, sferica, spirale, etc.) e dimensioni differenti. Tra tutte le specie conosciute, alcune sono patogene per l’uomo, altre per gli animali; inoltre alcuni sono presenti normalmente in distretti corporei senza determinare alcuna azione patogena, come avviene a livello cutaneo, orofaringeo. A livello intestinale i batteri sono utilizzati dall’organismo per sintetizzare la vitamina K, importante nei processi di coagulazione. Alcuni batteri richiedono per la loro crescita la presenza di ossigeno, altri, invece, si sviluppano solo in assenza di ossigeno. Si riportano, di seguito, alcune malattie dell’uomo determinate da batteri: tifo, tetano, botulismo, tubercolosi, sifilide, brucellosi, etc.

        Virus: sono molto più piccoli dei batteri e, per potersi moltiplicare e quindi svolgere il proprio ciclo, necessitano delle cellule dalle quali traggono il proprio nutrimento. Si riportano alcune malattie causate da virus: varicella, epatite, morbillo, rabbia, A.I.D.S., etc.
        Questi agenti infettanti possono interessare uno o più organi e dare dei quadri specifici di malattia (tonsillite, faringite, polmonite, epatite, etc.). Si riportano di seguito le varie vie d’ingresso di questi germi nell’organismo precisando, per ciascuna di esse, alcune delle patologie di particolare interesse:
        Dopo l’avvenuto contagio, che può verificarsi per via aerea, orale, per contatto diretto con materiale infetto, si distinguono tre fasi importanti:

  • incubazione, in cui si ha solo sensazione di malessere generale. In questa fase, in cui il germe si moltiplica nell’organismo umano, esiste la possibilità di poter contagiare altre persone;
  • malattia propriamente detta, caratterizzata da febbre, dolore e dai sintomi a carico dei vari organi colpiti dal processo infettivo. In questa fase l’organismo attiva le proprie difese, con produzione di anticorpi specifici per quel determinato germe;
  • convalescenza, in cui il soggetto, superata la fase della malattia, non può dirsi ancora completamente guarito in quanto necessita di riposo e cure per il completo recupero del suo stato di salute.
        L’organismo si difende dagli attacchi dei germi con:

  • alcune cellule del sangue (globuli bianchi), provvedendo ad eliminare il focolaio di infezione a livello locale (come ad esempio nel caso di ferite);
  • anticorpi, prodotti specificamente per quel germe.
        Durante la gravidanza, la madre trasmette al proprio bimbo, tramite la placenta, i vari anticorpi; dopo la nascita tale trasmissione avviene mediante il latte materno. La possibilità di difesa sia del bambino, sia dell’adulto nei confronti dei vari germi, viene notevolmente ampliata ricorrendo alle vaccinazioni, che consistono nella somministrazione di germi che, dopo opportuno trattamento, hanno perduto la loro capacità di “far ammalare” ma hanno conservato quella di poter stimolare la produzione di anticorpi. Per poter possedere una buona quantità di anticorpi, è indispensabile effettuare dei “richiami” di tali vaccini dopo un certo periodo di tempo.

        In tabella sono indicate le vaccinazioni obbligatorie secondo le attuali disposizioni di legge:
        Accanto a queste vaccinazioni, obbligatorie per tutti per legge, ne sono consigliate altre, quali:

  1. Antipertosse
  2. Antimorbillo
  3. Antirosolia
  4. Antiparotite

        Ricordiamo, infine, che altre leggi impongono l’obbligo di vaccinazione in alcune categorie di lavoratori:
        La Legge n. 1088/1970, che prevedeva l’obbligo di vaccinazione antitubercolare, oltre che per altri lavoratori, anche per:

  • lavoratori degli ospedali, cliniche o ospedali psichiatrici,
  • studenti in medicina

è stata aggiornata con il D.P.R. n. 465 del 7 novembre 2001, emanato ai sensi dell’art. 93 della Legge 27 dicembre 2000, n. 388, che ha stabilito che la vaccinazione antitubercolare è ora obbligatoria solo per il personale sanitario, gli studenti in medicina, gli allievi infermieri e chiunque, a qualunque titolo, con test tubercolinico negativo, operi in ambienti sanitari ad alto rischio di esposizione a ceppi multifarmacoresistenti, oppure che operi in ambienti ad alto rischio e non possa essere sottoposto a terapia preventiva, perchè presenta controindicazioni cliniche all’uso di farmaci specifici.
        La vaccinazione antitifica era obbligatoria per gli addetti ai servizi di approvvigionamento idrico, ai servizi di raccolta e distribuzione del latte, ai servizi di lavanderia, pulizia e disinfezione degli ospedali, per le reclute, e per altri lavoratori, ma tale obbligo è cessato con l’abrogazione del D.C.G. 2 dicembre 1926 e dell’art. 38 del D.P.R. 26 marzo 1980 n. 327, ad opera rispettivamente dell’art. 32 della Legge 27 dicembre 1997, n. 449 e dell’art. 93 della Legge 27 dicembre 2000, n. 388; quest’ultimo, comunque conferisce alle Regioni, in casi di riconosciuta necessità e sulla base della situazione epidemiologica locale, la possibilità di disporre l’esecuzione della vaccinazione antitifica in specifiche categorie professionali.
        La vaccinazione antitetanica è obbligatoria, oltre che per tutti gli sportivi affiliati CONI, per i lavoratori agricoli, i metalmeccanici, gli operatori ecologici, gli stradini, i minatori e gli sterratori etc., secondo l’elenco riportato nella Legge del 5 marzo 1963, n. 292. Il D.P.R. del 7 novembre 2001 n. 464 ha modificato la cadenza con cui effettuare i richiami periodici di tale vaccinazione..
        Le vaccinazioni antimeningococcica, antitifica, antidiftotetanica, antimorbilloparotite-rosolia sono obbligatorie per tutte le reclute all’atto dell’arruolamento (Decreto del Ministero della Difesa del 19 febbraio 1997).
        Per aumentare le difese del soggetto, esiste, oltre alla vaccinazione, la possibilità di somministrare anticorpi specifici nei confronti dei vari germi. In questi casi vengono utilizzati:

  1. immunoglobuline ricavate da donatori, e/o
  2. sieri ricavati da alcuni animali (soprattutto bue e cavallo).
        In questo caso gli anticorpi giungerebbero passivamente al soggetto, senza che il sistema immunocompetente di questo sia stimolato e partecipi alla loro produzione.

        Il tetano è una malattia infettiva, determinata dalla penetrazione delle spore del tetano attraverso ferite, fratture esposte, ecc. Il bacillo del tetano è un batterio che richiede per la sua moltiplicazione la scarsa presenza o meglio l’assenza di ossigeno.

        Altra caratteristica del predetto germe è quella di potersi presentare come forma vegetativa o come spora, e di poter passare dall’una all’altra forma. Infatti se le condizioni ambientali non sono favorevoli, il batterio passa dalla forma vegetativa a quella di spora, che rappresenta una forma di difesa del germe alle condizioni ambientali sfavorevoli.

        Le spore, infatti, resistono all’ebollizione (per circa 20 minuti), ai comuni disinfettanti e possono sopravvivere nel suolo anche per alcuni anni. Allorché le spore trovano condizioni ottimali (assenza o scarsa presenza di ossigeno, necrosi cellulare, presenza di batteri cosiddetti anaerobi, corpi estranei, terriccio, etc..), si trasformano nella forma vegetativa la quale produce la tossina,responsabile delle manifestazioni cliniche della malattia.
        Per questo motivo è buona norma sempre lavare la ferita molto bene, al fine di asportare materiale eventualmente presente che potrebbe infettare la ferita stessa. Il tetano non è una malattia contagiosa e pertanto non viene trasmesso da individuo ad individuo.

        A seguito di alcuni eventi (soprattutto ferite, fratture esposte, etc.) può essere richiesta la profilassi antitetanica (siero e/o vaccino profilassi). In Italia la vaccinazione è obbligatoria per alcune categorie di lavoratori a rischio da molti anni (con la legge 5 marzo 1963 n. 292, successivamente modificata dalla legge 20 marzo 1968 n. 419).
Categorie di lavoratori a rischio per i quali è obbligatoria la vaccinazione antitetanica

Lavoratori agricoli, pastori, allevatori di bestiame, stallieri, fantini, conciatori, sorveglianti e addetti ai lavori di sistemazione e preparazione delle piste negli ippodromi, spazzini, cantonieri, stradini, sterratori, minatori, fornaciai, operai e manovali addetti alla edilizia, operai manovali delle ferrovie, asfaltisti, straccivendoli, operai addetti alla manipolazione delle immondizie, operai addetti alla fabbricazione della carta e dei cartoni, lavori del legno, metallurgici e metalmeccanici.
        Per tali categorie di lavoratori l’inosservanza dell’obbligo della vaccinazione antitetanica (inosservanza di una norma di igiene sul lavoro di cui risponde il Datore di Lavoro) condiziona il giudizio stesso di idoneità alla mansione specifica del lavoratore, con la possibilità di configurarsi ad es. una non idoneità temporanea alla mansione (v. anche Sentenza della Cassazione, sez. terza penale n. 10818 del 10.11.1992 “Vaccinazione antitetanica dei lavoratori dipendenti"). Tale legge, tra l’altro, impone l’obbligo della vaccinazione suddetta, in associazione con il vaccino antidifterite, anche ai bambini secondo il calendario riportato in precedenza.
Il Tetano
        Il ciclo vaccinale comprende la somministrazione intramuscolo del vaccino (anatossina tetanica) in tre dosi in tempi differenti:

- 1 dose
- 1 dose dopo 1-2 mesi
- 1 dose dopo 12 mesi.

        In tal modo il soggetto è vaccinato correttamente contro il tetano, cioè ha anticorpi in notevole quantità contro la tossina tetanica. Per poter mantenere elevato il titolo dei suddetti anticorpi, è richiesta una nuova somministrazione di vaccino dopo ogni 5 (massimo 10) anni dall’ultima dose.
        La sieroprofilassi consiste nella somministrazione di siero, proveniente da donatori, contenente immunoglobuline (anticorpi) in grande quantità contro la tossina tetanica.     
        Si tratta di un virus molto resistente agli agenti fisici e chimici. Alcuni studiosi avrebbero evidenziato una resistenza anche per 6 mesi a temperatura ambiente. In Italia l’epatite da virus B rappresenta circa il 55% di tutti i casi di epatite denunciati. Tra le tante modalità di contagio si ricorda anche il ricorso al tatuaggio, effettuato con strumentazione infetta. Si segnalano, per la loro importanza inerente alla vaccinazione contro l’epatite B, i D.M. 26/4/1990 e 4/10/1991, che prevedono l’obbligo di vaccinazione, soltanto nei bambini, con tre dosi di vaccino al 3°, 5° e tra l’11° e il 12° mese di vita, come riportato nella tabella precedente.
L'Epatite "B"
        Nei neonati da madre infetta (HBsAg positiva) si somministrano quattro dosi: alla nascita (entro 12-24 ore), al 1°, 2° e 11°-12° mese di vita; assieme alla prima dose di vaccino vengono somministrate al neonato anche le immunoglobuline.
        Per i nati da madre HBsAg negativa, il calendario vaccinale resta invariato rispetto a quanto già previsto dal D.M. 3 ottobre 1991, con tre dosi da somministrare entro il primo anno di vita.

        In ottemperanza alla legge 165/1991 la vaccinazione obbligatoria degli adolescenti è terminata nel 2003, poiché da tale anno i dodicenni appartengono ad una classe di nascita già vaccinata nel primo anno di vita.

        Negli adulti si somministrano tre dosi al tempo 0, dopo 1 mese e dopo 6 mesi dalla prima. Non sono necessari richiami.
        La vaccinazione continua ad essere raccomandata ed offerta gratuitamente al personale sanitario e ad altre categorie a rischio. Al fine di poter ottenere risultati apprezzabili in merito alla prevenzione nei confronti di questo agente biologico, sarebbe opportuno estendere l’obbligo di vaccinazione a tutta la popolazione.
        A questo punto è opportuno, dopo gli argomenti trattati in precedenza, dare qualche brevissimo accenno sull’A.I.D.S., soprattutto nei casi in cui si debba soccorrere un soggetto sanguinante. Occorre precisare che nella maggior parte dei casi le reazioni emotive, relative alle possibilità di contagiarsi, sono da ritenersi immotivate, in quanto il rispetto di alcune raccomandazioni può agire favorevolmente sulla prevenzione non solo delle infezioni da HIV, ma anche delle infezioni da virus dell’epatite (B e C). Infatti, le attuali disposizioni contenute nel Decreto 28 settembre 1990 del Ministero della Sanità, emanate soprattutto per il personale ospedaliero, impongono di adottare misure di barriera idonee a prevenire l’esposizione della cute e delle mucose nei casi in cui sia prevedibile un contatto accidentale con liquidi biologici.
L'A.I.D.S.
Tali precauzioni vanno applicate:

  • al sangue,
  • al liquido seminale,
  • alle secrezioni vaginali,
  • al liquido cerebrospinale,
  • al liquido sinoviale,
  • al liquido pleurico,
  • al liquido peritoneale,
  • al liquido pericardico,
  • al liquido amniotico.
Tali precauzioni non vanno applicate

  • a feci,
  • secrezioni nasali,
  • sudore,
  • lacrime,
  • urine
  • vomito

salvo che non contengano sangue in quantità visibili.
        Ne consegue che, non essendo possibile conoscere in precedenza se l’infortunato da soccorrere sia o meno portatore di HIV, è opportuno considerare tutte le ferite contagianti; pertanto si consiglia di utilizzare ad esempio guanti monouso, già citati nelle precedenti pagine, nel caso in cui si debba soccorrere un soggetto con emorragia in atto. Tali guanti andranno eliminati nel rispetto delle norme attualmente in vigore per il materiale monouso contaminato.

fonte: INAIL
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