Manuale di Primo Soccorso
2: L'Apparato Respiratorio
L’apparato respiratorio inizia nella bocca e nel naso, dove l’aria viene filtrata, riscaldata ed umidificata.
Nella bocca e poi nel faringe l’aria usa lo stesso passaggio del cibo.
A valle del faringe il condotto si divide in due: posteriormente si trova l’esofago che conduce il cibo nello stomaco, anteriormente si trova prima la laringe e quindi la trachea che veicola l’aria nei polmoni.
Nel punto in cui il faringe si divide, una valvola, detta epiglottide, impedisce al cibo, chiudendosi al suo passaggio, di entrare nelle vie aeree.
La trachea, corre lungo la parte inferiore del collo e la parte superiore del torace dove si biforca in due rami divergenti il bronco destro e quello sinistro.
Ciascun bronco, entrato nel polmone, si suddivide in rami di calibro sempre più piccolo: i bronchioli maggiori e minori che terminano alla fine del loro percorso negli alveoli polmonari. Questi ultimi sono formati da piccole sacche con pareti sottili disposte a grappolo.
La parete dell’alveolo è a contatto con un sottile tessuto nel quale scorre una fitta rete di capillari sanguigni, dando così origine alla membrana alveolo - capillare, che è la struttura nella quale si compiono gli scambi gassosi fra aria e sangue.
I polmoni, in numero di due e cuiscuno rivestito da una membrana chiamata pleura, occupano parte della cavità toracica, delimitati anteriormente e posteriormente dalle coste; di forma conica, poggiano con la loro base sul diaframma.
Il polmone destro è suddiviso in tre lobi: superiore, medio, inferiore; il polmone sinistro in due lobi: superiore ed inferiore.
Fisiologia dell'apparato respiratorio
Il respiro tranquillo, a riposo, comporta un movimento attivo, l’inspirazione, durante il quale il diaframma si abbassa e i muscoli intercostali esterni, contraendosi, provocano l’espansione della cavità toracica
Il ritmo del respiro viene regolato da centri nervosi posti nel tronco dell’encefalo che, sensibili alla quantità di anidride carbonica contenuta nel sangue arterioso, regolano e assicurano la successione dei movimenti inspiratori (attivi), e espiratori (passivi).
L’inspirazione è un processo attivo perché l’aria che penetra attraverso naso, bocca, glottide, trachea, deve, per poter giungere nei bronchi, bronchioli, e alveoli, vincere la resistenza rappresentata dall’elasticità del polmone, che tende a retrarsi, e la resistenza al passaggio nelle vie aeree. Al termine dell’inspirazione, i muscoli intercostali esterni ed il diaframma (muscolo a cupola che separa la cavità toracica da quella addominale) si rilasciano e, per retrazione elastica della parete toracica e dei polmoni, si ha l’espirazione passiva.
Durante la respirazione tranquilla l’adulto respira 6-7 litri di aria al minuto; la frequenza del respiro è di 14-16 atti respiratori al minuto e la quantità di aria inspirata o espirata in ogni atto respiratorio è di circa 500 ml.
I bambini hanno una frequenza respiratoria maggiore con 20-30 atti respiratori al minuto. In condizioni di stress, esercizio fisico, o particolari eventi patologici la frequenza respiratoria aumenta.
Il fine della respirazione è quello di assumere ossigeno dall’esterno, uno dei principali nutrimenti per le cellule, ed eliminare l’anidride carbonica, prodotto di rifiuto dei processi metabolici cellulari.
Lo scambio gassoso tra ossigeno ed anidride carbonica avviene nell’alveolo polmonare: il sangue che giunge ai polmoni, ramificandosi fino ai capillari della membrana alveolo capillare, è ricco di anidride carbonica (CO2) e povero di ossigeno (O2), mentre l’aria che inspiriamo al contrario è ricca di O2 e povera di CO2. Il sangue perciò rilascerà CO2 e assorbirà O2 per avviarlo a tutto l’organismo.
È da tenere presente che l’aria è formata da una miscela costituita all’80% da azoto e al 20% da ossigeno; una parte di questo ossigeno viene utilizzato durante la respirazione, il rimanente 16% viene rilasciato con l’aria che espiriamo e può pertanto rivelarsi utile, come vedremo più avanti, nel rianimare una persona.
I disturbi della respirazione
Diversi disturbi a carico della respirazione possono portare all’asfissia, termine usato per indicare qualunque evento in grado di impedire all’aria di raggiungere gli alveoli polmonari e di conseguenza, all’ossigeno di arrivare nel sangue e da qui a tutto l’organismo.
La prolungata mancanza di ossigeno, provoca deterioramento o morte cellulare; alcuni tessuti, come quello nervoso, sono così sensibili che dopo solo pochi minuti di carenza di ossigeno si sviluppano danni irreversibili.
È il caso del corpo estraneo penetrato nelle vie respiratorie.
Le vie aeree possono essere ostruite o per la presenza di corpi estranei quali cibo, vomito, o, specie nei bambini piccoli, oggetti, giochi o dolci, o per patologie che provocano un rigonfiamento acuto delle mucose della gola (edema della glottide).
In presenza di un soggetto incosciente, anche la lingua cadendo all’indietro, può impedire all’aria di penetrare.
Sintomi generali
Il soggetto mostrerà difficoltà nel respirare e nel parlare, il colorito della pelle e delle labbra sarà bluastro (cianotico), e porterà le mani al collo afferrandolo.
Cosa fare
Fate chinare il soggetto in avanti, colpite con il palmo della mano, diverse volte la regione tra le scapole.
Se questo non dà risultato (dovrebbe espellere il corpo estraneo), tentate la manovra di Heimlich: mettetevi alle spalle del soggetto, agganciate le mani al di sotto della gabbia toracica e tirate verso di voi con un colpo secco, portando le mani verso di voi e verso l’alto.
Provate questa manovra più volte anche alternandola ai colpi sulla schiena.
Se il soggetto perde conoscenza ponetelo nella posizione laterale di sicurezza, e colpite tra le scapole. Se non riprende a respirare, in posizione supina, praticate delle compressioni del diaframma e, appena ripreso il respiro, rimettetelo in posizione laterale di sicurezza. Nel frattempo, cercando di non abbandonare il soggetto, chiedete a qualcuno di chiamare il soccorso con il 118.
Si verifica quando il sangue non può ossigenarsi o per un impedimento alla penetrazione dell’aria, o per incapacità dell’emoglobina di legarsi all’ossigeno.
Esistono vari tipi di asfissia, schematicamente possiamo citare l’asfissia di origine “meccanica” e l’asfissia di origine ventilatoria.
La prima si realizza quando il soggetto resta immobilizzato dal peso di persone (folla in fuga), oppure da macerie (frane, terremoti), così che la gabbia toracica non può più espandersi e, l’aria non può penetrare nei polmoni.
La seconda si realizza quando l’aria inspirata è satura di fumo (durante gli incendi), o di gas tossici come per es. CO (ossido di carbonio); in questa condizione l’aria penetra nelle vie respiratorie ma l’ossigeno non riesce a legarsi all’emoglobina o perché il suo contenuto è scarso o perché i gas tossici (CO) si legano per primi occupando i recettori ad esso dedicati.
Sintomi generali
Colorito bluastro della pelle e delle mucose ad eccezione che nell’asfissia da CO dove il colorito è invece rosso accesso.
Cosa fare
Eliminate l’origine dell’impedimento alla respirazione, es. dei pesi sul torace che ne impediscono i movimenti o terra o altro materiale che dovesse ostruire il naso e la bocca.
Controllare se il soggetto respira. Se si, ed è incosciente, ponetelo in posizione laterale di sicurezza. Se non respira iniziate la respirazione artificiale e chiamate il 118; se inoltre vi è assenza di attività cardiaca associate il massaggio cardiaco.
Se l’asfissia è stata provocata da inalazione di fumi o gas, prima di tutto allontanate la vittima dal luogo sede dell’incidente, e portatela in ambiente dove possa respirare aria pura.
Può essere di origine allergica o essere scatenato da fattori emotivi. Consiste principalmente, in una difficoltà alla fuoriuscita dell’aria dai polmoni causata dalla contrazione delle vie aeree.
Sintomi generali
Difficoltà alla respirazione, con un prolungamento della fase espiratoria, accompagnata da un sibilo o fischio, come descrivono alcuni. Colorito bluastro delle labbra; il soggetto appare angosciato, ansioso.
Cosa fare
Prima di tutto rassicurare la persona, è infatti molto importante che riesca a rimanere calma altrimenti l’ansia peggiora la situazione respiratoria. Fatela sedere con la testa e il torace piegati leggermente in avanti. Controllate la frequenza del respiro ed il polso; se la difficoltà respiratoria è notevole, chiamate il soccorso 118.
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